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Una patente per lavoratori per creare standard comuni di validazione delle competenze

Uno strumento utile a rispondere ai cambiamenti sempre più rapidi del mercato del lavoro e ad aiutare lavoratori e imprese a orientarsi velocemente in un ambiente divenuto mutevole e non più stabile come un tempo: la “certificazione delle competenze” ha acceso un vivace dibattito tra gli addetti ai lavori circa utilità, limiti, vantaggi e modalità operative.

Il Decreto Legislativo n. 15 del 26 gennaio 2016, riguardante il riconoscimento delle qualifiche professionali, ha introdotto nel nostro ordinamento giuridico un sistema grazie al quale qualunque soggetto può ottenere il riconoscimento ufficiale delle competenze acquisite nel corso della propria vita sia per i risultati e le conoscenze acquisite nei contesti “formali” come scuole, università o altre istituzioni, sia in quelli “non formali”, quali percorsi formativi compiuti al di fuori delle istituzioni preposte, o “informali”, laddove l’apprendimento avviene nella vita quotidiana attraverso l’interazione con altri soggetti ed in ogni altra circostanza idonea.
“La finalità perseguita è quella di garantire un raccordo tra la formazione dell’individuo ed il mercato del lavoro utile ad orientare lavoratori e imprese soprattutto nella fase di ricerca del posto di lavoro – spiega il dottor Marco Paonessa, presidente dell’Unione di mestiere Benessere e Sanità di CNA-Valle d’Aosta – l’obiettivo è dunque di ottenere una sorta di “identikit” della persona, trasparente, tracciabile e spendibile sia nell’ambito del pubblico impiego, sia nell’ambito del lavoro privato attraverso il rilascio di un certificato in grado di documentare tutto quanto appreso nel corso della propria vita scolastica e lavorativa”.

Questo sistema favorirebbe la “mobilità geografica”, dando ulteriore impulso al principio di libera circolazione dei lavoratori comunitari e allineando le competenze indipendentemente dal Paese d’origine, potrebbe agevolare il riconoscimento delle qualità nel processo di incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Da diverso tempo, l’Unione Europea ha già da tempo emanato raccomandazioni e direttive sull’argomento cercando di creare “standard” comuni di validazione delle competenze volti a ad eliminare progressivamente le differenze tra i Paesi membri e uniformare i criteri e i metodi di valutazione delle competenze acquisite nella direzione di una sempre maggior armonizzazione delle regole.

“Questo strumento permetterà di arrivare a una effettiva e concreta politica di armonizzazione dei saperi, affinché tali competenze possano essere spese e riconosciute”, conclude Paonessa.

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