Servizi avanzati alle imprese, informatica, ma anche ristorazione, per edilizia, ambiente, agricoltura e turismo: è così che 175mila giovani imprenditori tra i 15 e i 29 anni combattono la crisi, secondo l’indagine del Censis, presentata ieri, giovedì 4 novembre.
La sigla che li individua è Eet, acronimo di “Employededucated and trained”, occupati, formati e qualificati (il contrario dei Neet, che non lavorano e non studiano) e rappresentano una vera risorsa per tutta l’economia perché producono circa 46,5 miliardi di euro, pari il 2,8% del Pil.
Tra i titolari d’impresa, il 24,7% è presente nel Nordovest, il 15,7 nel Nordest, il 18,5 nelle regioni centrali, mentre il 41,1% vive nel Mezzogiorno.
Nel corso della presentazione dell’indagine, Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, ha sottolineato che: “Anche se la disoccupazione giovanile in Italia è molto preoccupante, ci sono segnali di speranza. Chi è istruito, ha una laurea o si è ben formato riesce a trovare una buona collocazione nel mercato del lavoro, anche nel Mezzogiorno. I giovani poi, molti dei quali sono nativi digitali, hanno più facilità di creare imprese nei settori innovativi”.
L’indagine ha rappresentato anche l’occasione per fare il punto sulla crisi: nel 2007 si contavano 3 milioni 758 mila occupati tra i 15 e i 29 anni, mentre nel 2015 erano solo 2,6 milioni.
Il direttore di ricerca della Fondazione Censis, Andrea Toma, ha ribadito l’importanza della formazione: “Oggi il 43,5% di chi si è diplomato nel 2011 lavora e, fatto 100 il totale di chi è occupato, il 25,3% ha un contratto a tempo indeterminato e il 33,8 uno a termine”. Inoltre i laureati magistrali hanno una migliore condizione lavorativa, dal momento che l’83,1% del totale ha dichiarato di lavorare. La quota di chi è in cerca di lavoro è pari al 13,1%, mentre la quota di dirigenti, imprenditori e professionisti raggiunge il 59,2% per i laureati di II livello e si ferma al 23,9 per chi è in possesso di una laurea triennale.
Aosta, 4 novembre 2016